Granducato ormai dedito all'agriturismo, B&B e ammennicoli vari

Rinnego tutto ciò che ho scritto, anzi, ritengo proprio di non averlo scritto io o forse si. Non ricordo.
Soffrendo di varie malattie che mi portano ad una distorsione della personalità, non posso essere ritenuto responsabile di quanto pubblicato.
E comunque, siete venuti sin quà per leggere qualcosina o per farmi causa?
"Azzo, come siete permalosi.


giovedì 8 dicembre 2011

LA GRANDE CRISI





Mio padre Franz II si trovava in una brutta situazione.
La Moletania aveva bisogno di soldi e non sapeva dove prenderli. Tutto il paese attraversava una crisi nera, come non s'era mai vissuta prima.
I segnali della catastrofe immenente c'erano stati tutti.

Una notte di novembre la civetta aveva cantato tre volte, mentre nel cielo brillava una luna grande e piena come il giornalista Giulibucodelculo Rovigo, dopo essersi divorato il cenone di capodanno.
La mattina dopo, la Marisa si accorse che le sue mucche avevano fatto del latte che si tramutò immediatamente in margarina di mais.
Quella stessa mattina, il salumiere Federico ogni volta che metteva una fetta di mortadella sul piatto della bilancia, questa, come in preda ad un maleficio, emetteva strani lamenti, stile Gigi D'alexio.
L'orologio del Palazzaccio Vecchio d'improvviso si fermò allo scoccare delle otto e otto.
Il Notaro Eusebio Cartapecora impazzì e per tutta la mattinata rogitò gratis, ma tutti gli atti vennero poi annullati per la sua incapacità di intendere e di volere.
E alle 17 e trentadue, dopo l'orario di chiusura, Alex Rubicondi, direttore dell'unico ufficio postale locale, scappò con tutti i soldi dei Moletaniani.

In Moletania non è mai esistita una banca e quindi tutti i soldi erano depositati e gestiti dal Dottor Rubicondi. Nessuno seppe dove si rifugiò, ma ancora oggi, in occasione della luna piena del mese di novembre, tutti i cittadini di Moletania si radunano in piazza Purgatorio e, pronunciando una antica formula magica che dice”Cutavness un bugn in tè cul et sciupess”, uno alla volta punzecchiano con un grosso spillone un fantoccio a forma di direttore d'ufficio postale, che regolarmente poi viene dato alle fiamme.
Quindi non credo sia vissuto a lungo e comunque i nostri soldi dovrebbero essersi tutti quanti tramutati in medicine, anche omeopatiche.

Restava il fatto che il mio povero padre non sapeva come poter rimediare a questa situazione.
In tutta la Moletania non era rimasto che qualche misero spicciolo qua e là; la crisi era inevitabile, il default era dietro l'angolo.
Non c'erano più soldi per pagare i debiti, gli stipendi, le pensioni e le vincite della tombola.
Che fare?

Mio padre convocò di gran fretta il Gran Ciambellano Marroni Conduerre e si riunì con lui in seduta al Palazzaccio Vecchio.
Io avevo a malapena otto anni e quindi ho dei vaghi ricordi di quell'occasione, ma non dimenticherò mai le urla che sentii uscrire da quella stanza, le urla di dolore dei Moletaniani che sentivo invece provenire dalle strade e le urla dell'allora Ministro dell'Economia che non sapeva più come fare per tenerli buoni.

Affacciandosi dal balcone provò ad urlargli: “La cvisi è finita. Ma dai, ma dai, ma dai”, “Abbiamo vitvovato tutti i foldi. Ma dai, ma dai, ma dai”, “Vi davemo da mangiave a tutti quanti, ma dai, ma dai, ma dai”.
Ma nessuno gli credeva, la preoccupazione aumentava e il popolo era leggermente su di giri.

D'improvviso vidi spalancare la porta e uscirne mio padre, rosso in viso, vestito di rosso e anche con le scarpe rosse. E , rivolgendosi al Ministro dell'Economia, urlò:
“ Chi è quello che ci è sempre venuto a chiedere soldi per costruire le sue scuole private, i suoi asili privati, i suoi luoghi di culto privati, i suoi circoli privati, le sue scarestie private, i suoi dopolavori privati, ecc. ecc. ecc.” ?
“Il pavvoco “, rispose il Ministro.
“ E chi è quello che ci è sempre venuto a chiedere soldi per la manutenzione delle sue scuole private, i suoi asili privati, ecc. ecc. ecc.” ?
“Il pavvoco “, rispose il Ministro.
“ E chi è quello che ci è sempre venuto a chiedere soldi per gestire le sue scuole private, i suoi asili privati, ecc. ecc. ecc.” ?
“Il pavvoco “, rispose il Ministro.
“E chi è quello che non ci ha mai pagato un solo soldo di gabelle in tutti questi anni”?
“Sempre il pavvoco “, rispose il Ministro.
“E chi è quello a cui abbiamo dato l'ottoperottopermilledivisootto in tutti questi anni”?
“Il pavvoco “, rispose il Ministro.
“E chi ha la pancia più grossa e gonfia di Moletania, dopo Giulibucodelculo Rovigo ?
“Ancora il pavvoco “, rispose il Ministro.
“E chi è l'unico che non aveva i soldi all'ufficio postale”?
“Il pavvoco “, rispose il Ministro.
“E a chi prenderemo i soldi”?
“Al popolo”, rispose il Ministro. “Gli taglievemo le pensioni, non gli davemo gli stipendi e aumentevemo le tasse”.
“No, bestia. Al parroco!!!!!!” disse mio padre. “Nazionalizziamo i suoi soldi e tutti i suoi beni, che poi sono dei Moletaniani”.
“Siamo tutti scomunicati” disse il Gran Ciambellano Marroni Conduerre, mettendosi le mani tra i capelli; “Ma dai, ma dai, ma dai” disse sbiancando il Ministro.
“Ecchissenefrega”, disse mio padre.

Effettivamente da quel giorno la mia famiglia è stata scomunicata e la Moletania non ha più avuto una religione.
“Ecchissenefrega”, dico anch'io; e anche i Moletaniani. 

Se io oggi sono quello che sono, lo devo a mio padre; nel bene e nel male. E più passa il tempo, più gli assomiglio, anche quando non vorrei.  
Ma in questo caso, ne sono orgoglioso.

2 commenti:

  1. Adesso ho capito chi era il morto del tempio.
    Mi mancava un passaggio.
    Tutto chiaro.

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  2. Grazie ,
    come sempre un abbraccio. E' la dimostrazione che occorre conoscere il passato per interpretare il presente.

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