Granducato ormai dedito all'agriturismo, B&B e ammennicoli vari

Rinnego tutto ciò che ho scritto, anzi, ritengo proprio di non averlo scritto io o forse si. Non ricordo.
Soffrendo di varie malattie che mi portano ad una distorsione della personalità, non posso essere ritenuto responsabile di quanto pubblicato.
E comunque, siete venuti sin quà per leggere qualcosina o per farmi causa?
"Azzo, come siete permalosi.


sabato 17 dicembre 2011

CI VORREBBE PAZIENZA

Ci sono storie che si possono raccontare solo di notte, perchè di notte si è più onesti con se stessi, si è più tranquilli e obiettivi.

Ci sono storie che si dovrebbero leggere solo di notte, quando tutti dormono e ci si può guarda in fondo all'anima, con santa pazienza. Ci si potrebbe bere un buon rosso di Montepulciano e iniziare a raccontare di un fantasma ovvero di Andrew l'ectopalasma. 
Si perchè, come vuole la letteratura fantastica più classica, anche la Moletania ha il suo fantasma; lui si materializza tutti i mesi di giugno di ogni anno, ma non in un giorno preciso. Tutti sanno che arriverà, tutti sanno che anche quest'anno compirà il suo dovere e il nostro destino, ma nessuno sa quando. Eppure lo aspettiamo e ben sappiamo quello che ci aspetta.

In vita si chiamava Andrew Zanardi e si occupava di tante cose, ma la cosa che più gli piaceva e gli riusciva meglio, era scarabocchiare.   

Lui scarabocchiava su tutte le superfici possibili: la carta bianca era il materiale più semplice, ma non disprezzava il cartone, le tele di canapa, le multe, le lenzuola stese al sole, i muri. E poi copertine dei dischi, manifesti  del cinema, abiti.  Anche le mucche chianine erano spesso oggetto dei suoi schizzi; una volta, al mercato di Polliano, ne venne scambiata una, che portava un suo disegno, per la bellezza di due tori.
Nei suoi scarabocchi lui metteva la vita. La vita di una generazione intera, i sogni, le utopie, la rabbia, la rivolta. 

Io non lo  conoscevo poi così bene. So che viveva vicino al torrente Resina ed era pieno di se; si credeva il più bravo al mondo nel disegnare (e forse lo era), si credeva fortissimo ed immortale. Molto spiritoso, ma non era quasi mai lucido e si inventava storie surreali. Con un carattere simile, inevitabilmente aveva pochi amici e io purtroppo non ero uno di questi.

La sua vita l'ha trascorsa così, sino a quando, un brutto giorno, inaspettatamente, ci ha lasciato. Aveva poco più di trentanni.

Per noi, gli  anni sono passati, la vita è continuata, anche senza di lui, e il vento del tempo ci ha cambiati. Sono stati dimenticati i sogni e le utopie; la rabbia si è tramutata in egoismo e di rivolta non se n'è più parlato.  
E così, dopo una decina d'anni dalla sua morte, ha iniziato a tornare nel mondo dei vivi. 


E anche quest'anno è arrivato il mese di giugno  e tutti noi, che anagraficamente abbiamo poco meno o poco più di cinquantanni, ci aspettiamo che  si materializzi. E lo farà, porco Giuda se lo farà. 

Una sera apparirà all'improvviso sul tetto del Palazzaccio Vecchio, si mimetizzerà con le statue in pietra, con pazienza aspetterà il momento buono e poi Andrew comincerà a pisciare in testa a tutti noi, che passeremo sotto.  
Come sempre, come anche quando era in vita, avrà il suo modo di fare strafottente. Noi invece faremo finta di non aspettarcelo, che non potevamo prevederlo, che la pisciata in testa ci arriva del tutto inaspettata e ingiusta.

Ma la verità è che tutti noi sappiamo benissimo come stanno realmente le cose.

Stefano, uno dei suoi migliori amici, tutti gli anni da sotto gli urla che, in questi ultimi vent'anni, non si è perso proprio niente e che non è successo niente di eccitante, di interessante. Che anzi, conoscendolo,  si sarebbe annoiato da matti.
Ma lui ci vuole urinare in testa per scuoterci, per farci ricordare quello che eravamo e che non siamo più.   
E non crediate che se oggi fosse ancora vivo, ci risparmierebbe. Anzi, ci piscierebbe in testa ancora con più gusto; accumulerebbe talmente tante scorie da espellere, da inondare tutta la Moletania.

Fatto il suo bisogno,  Andrew l'ectoplasma sparirà;  noi andremo a casa a farci una bella doccia calda e ci metteremo l'anima in pace, almeno sino al prossimo giugno, da aspettare con pazienza.

"Ehi Granduca, ma sto racconto non fa ridere neanche un po”. E' vero. Ma quando si scrive di notte, capita di ricordare qualche amico che non c'è più;  si tirano le somme e ci si immagina come sarebbe stata la vita in sua presenza .

E mica sempre viene da ridere. 
Ci vuole pazienza.





Un giorno
in autobus
ho pestato i piedi
a sant'Antonio
del Porcello
che mi ha detto:
Non sputare dove è proibito
non toccare il legno marcito
non derubare dei grandi il mito
non pestarmi del piede il dito.
Ed io circondato
da un'aureola
di sobria
spiritualità
vado ramingo
e vegeto
di qua e di là.

6 commenti:

  1. A me di notte vengon fuori certe riflessioni che poi di giorno mi fanno chiedere "ma come ho fatto?" oppure "perché l'ho pensato?" e mi vien da prenderci le distanze, come se avessi beccato me stessa ad aprirmi l'impermeabile in un parco pubblico, ma allo stesso tempo son sicura al cento per cento che quel pensiero è mio, l'ho fatto io e lo condivido, solo che di giorno non ci penso mai, e questo mi convince di non pensarci più.
    La notte è come un preparato per neutralizzare l'inchiostro simpatico: tira fuori pensieri che di giorno non sapevamo fossero scritti nella nostra mente.
    O almeno a me succede così ;)

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  2. Un genio!
    Chissà cosa avrebbe espresso con la sua arte di questi tempi: si sarebbe calmato, intellettualizzato o avrebbe continuato a "pisciarci in testa"? Mi sa la terza.

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  3. Trovo le tue descrizioni estremamente curiose ed allettanti per chi le legge ,e credimi, anche in pieno giorno. Non so se nelle ore diurne si avrebbe la stessa ispirazione, per chi le scrive.......ma io proverei, sono sicura sarebbero altrettanto appetibili!

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  4. Per Elle: di giorno siamo troppo impegnati nelle nostre tribolazioni e non riusciamo ad approfondire i nostri pensieri. La notte invece sembra fatta apposta per poterlo fare e, per quanto mi riguarda, i ragionamenti più chiari mi vengono fuori in quella occasione.

    Per Lucien: anche io da sempre reputo Pazienza un genio e proprio in quanto genio, se fosse ancora vivo, sarebbe sicuramente diverso, ma la sua indole critica non ci risparmierebbe. Non risparmierebbe certo a una generazione (che era anche la sua), la sua incapacità di aver cambiato il mondo, di averlo migliorato.
    E fuor di dubbio che si comporterebbe come nel racconto.

    Per Nella: accetto volentieri il tuo consiglio e proverò di certo. Grazie .

    A tutti un abbraccio.

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  5. Anche io voto per l'urinata in testa.
    Paz non sarebbe contento di come sono andate le cose. E proprio perchè non si è perso niente negli ultimi 20anni, andrebbe fatto un ragionamento critico sulla sua generazione che poi è anche la mia.
    Comunque manca.

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  6. Caro Gibson,
    a volte mi viene da pensare a come sarebbe la nostra vita se non ci avessero lasciato persone come Lennon, De Andre, Marley, Pazienza, Hendrix, e tanti altri ancora.
    Forse questi ultimi fatidici 20 anni sarebbero stati diversi.
    Il fatto però che alla guida del mondo (a parte l'Italia) ci siano persone che hanno circa cinquant'anni e che le cose vadano comunque in questa maniera, mi fa essere pessimista sulla "autorevolezza" della nostra generazione.
    Un abbraccio.

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